Quando la mente vaga capita spesso di tornare agli episodi più arrapanti e trasgressivi che abbiamo nascosti nel cuore. Oggi è la volta di questa mia amici di confessare il motivo che la spinge a cercarsi la fessolina, nei momenti di solitudine.
Ciao, sono Carmelita e volevo porre l’attenzione sul fenomeno della masturbazione (nel mio caso femminile ,ovviamente). E ti scrivo e perché, magari, puoi ritenere degna di interesse la mia testimonianza…
Orbene, sono sposata, diciamo ancora sulla 40ina, regolare nel fisico e nella vita, in parte casalinga e mamma in parte lavoratrice, infatti di pomeriggio lavoro nel negozio dei miei familiari a Fiano Romano, anche se siamo di origine Perugina.
Ho rapporti abbastanza regolari con mio marito, nonostante i nostri 20 anni di matrimonio, inoltre (visto che siamo in confessione) devo ammettere di avere avuto qualche scappatella… e, per pura incapacità di resistere ai pruriti di un’avventura irrinunciabile! Voglio dire che quando mi è capitato l’incontro con un maschio veramente deciso e bravo corteggiatore, in alcuni casi non sono riuscita a rinunciare. Tutto questo mio mondo che, perdonatemi, ritengo dopotutto abbastanza normale, per una donna di oggi, non ha però niente a che vedere con la mia trasgressione o perversione che dir si voglia… e, per i motivi che scoprirete, la mia libidine si risveglia soprattutto in occasione delle festività natalizie.
Cominciò così…
Non voglio dire l’età ma ero poco più di una bambina, eravamo proprio sotto le feste, i miei non c’erano e mamma e sua sorella non solo lavoravano per l’attività del negozio, ma quel pomeriggio, in particolare, andarono a Roma per acquistare regali e addobbi dell’ultimo minuto… i negozi restavano aperti fino a tardi e una bambina tra i piedi non avrebbe che complicato le loro attività, sempre incalzate dal poco tempo che nelle feste si ha a disposizione. Così mi lasciarono a casa di zia con suo marito che era impiegato e aveva il pomeriggio libero già dalle 15. Il nostro impegno principale (soprattutto per tenere allegra una fanciullina) era addobbare un po’ la casa e soprattutto il grande albero di Natale che avrebbe fatto da scenario alle festività. La casa era grande e quindi stavamo spesso tutti da loro.
A Natale le palle… c’entrano sempre
L’estate di quell’anno avevo avuto le prime mestruazioni ed erano ancora discontinue; la mia fighetta da biondina mostrava i primi peli in controluce e, ne sono certa, avevo già raggiunto i primi orgasmi, anche se poco chiari, ma insomma provavo già piacere a toccarmi il bottoncino tra le paffutelle grandi labbra e i capezzolini turgidi sui monticelli dei seni puberali. Naturalmente ero più eccitata dall’addobbare l’albero che dalla “virile” e per me solo allegra presenza di uno zio di oltre 50 anni, amabile ma (per me) a tutti gli effetti “vecchio”, insomma per me quello zio era un po’ Babbo Natale… e non certo un principe Azzurro.
L’abito del peccato
Definisco così, ora da donna, il mio vestitino di allora: avevo i calzettoni al ginocchio e un abitino corto che, a causa dei movimenti inusuali e del saliscendi sullo scaletto, permettevano di sicuro alle mie coscette e alle mutandine bianche che proteggevano la patatina, di fare fin troppo mostra di sé.
Gli zii mi volevano bene e zio Gino certamente era molto attento a che non mi facessi male, visto il naturale entusiasmo e l’agilità che una bimbetta di quell’età poteva sfoggiare, quindi mi aiutava, mi sosteneva e, di certo… mi guardava anche sotto.
Il buio incita il peccato
Ricordo che per qualche motivo mamma e zia chiamarono per avvisare che sarebbero tornate molto tardi, quindi si raccomandarono di farmi cenare e magari mettermi a letto, se mi veniva sonno. Lui non si scompose troppo, capitava spesso che dormissi a casa loro, infatti avevo lì anche dei ricambi: il pigiamino eccetera… Ricordo che ero contenta di restare, mangiai qualche biscotto col latte e poi lo zio mi invitò a riposarmi un poco, sedendo sul grande divano per guardare insieme un film natalizio.
Ero piccola, ero veramente ingenua ma non so spiegare perché mi resi conto che qualcosa nell’atmosfera della casa era cambiato, come se ci fosse una specie di tensione che sentivo palpabile… lo zio Gino si comportava in maniera più dolce e delicata del solito. Disse che mentre mi sistemavo a lui toccava mettere un po’ in ordine il putiferio che avevamo lasciato in giro e poco dopo mi raggiunse, e sedette con me, semplicemente a guardare la TV.
I bambini sono curiosi… i bambini trovano sempre ciò che sarebbe proibito trovare… e fu così che il mio occhio si posò su qualcosa di colorato che spuntava dalla tasca del suo pantalone: era rosa, lucida, sembrava la testa di una pallina… allungai lesta la mano per acchiappare quella cosetta così attraente, e infatti la presi tra le dita: era proprio una pallina di plastica… ma anche lo zio fu lesto, col palmo sulla tasca bloccò il “giocattolo” e non mi permise di tirarlo fuori.
- No, no… che fai Carmelita? Non è una cosa per te. – si ritrasse un po’ per farmela scappare di mano.
- Ma cos’è? – dissi piena di curiosità.
- Ah no, niente… sono palline speciali ma sono di zia, non per bambini. Lascia stare, cara.
- E dai, zio Gino, ti prego, voglio solo vederla…
Lui si mostrò seccato e sbuffando disse:
- Ecco, lo sapevo che non avrei dovuto prendere… te l’ho detto, è una cosa di zia, per i grandi, capisci.
- E dai, solo vedere, adesso non riesco più a dormire…
- Tesoro. per favore, mi fai litigare con zia… se lo viene a sapere.
- Ma io te lo giuro, non dico niente… giuro. Solo vedere, per favore.
- Mi raccomando Carmelita, non mi rovinare, se lo sanno gli altri che ti ho fatto vedere questo segreto non potremo giocare mai più, hai capito bene. Deve essere un segreto tra noi… te la senti?
- Sì, si, si… certo che sì, prometto e giuro.
E così Gino tirò fuori dalla tasca non una, bensì 4 palline, rosa e scintillanti, legate da un filo l’una all’altra. Erano perfettamente tonde, un po’ più grandi di una noce. Le osservai credo un po’ delusa… - Le posso toccare? – dissi.
Le osservai e le maneggiai senza capire cosa ci fosse di così segreto…
- Ma non sono per l’albero?
- Ma no, piccina, - sorrise – te l’ho detto sono della zia… le usa lei per… per giocare.
- E che gioco è?
- E’ un gioco per i grandi te l’ho detto, dammele che le metto via.
- E come si fa? – lo incalzavo…
- E questo è il segreto dei grandi… mangiati la lingua ma non dirlo mai… _ lo zio era un po’ rosso in viso e parlava a scatti, certo ora capisco che era molto nervoso ma anche incapace di tirarsi indietro.
- Queste palline si mettono… si mettono nella patatina, capisci?
- Cosa? – sgrani gli occhi incredula… eppure: probabilmente pur bambina sentivo la tensione dell’eccitazione di zio Gino e, io stessa, a sentir dire che quelle cose si inserivano nella fighetta ebbi un fremito sotto il pancino.
- Ma come si fa?
- Sicura che non lo dici? Se prometti ti faccio vedere questa cosa che è solo per grandi. – zio si alzò e spense la lampada del salone; ora sul divano c’era solo la luce che proveniva dalla TV.
- Ascolta… fai come ti dico: alzati un attimo, alza la gonnellina e poi tira giù le mutandine… fino al ginocchio.
Mi alzai riluttante ma poi restai immobile. Ero diventata rossa come un peperone e sentivo un’esplosione di calore per tutto il corpo…
- Ma zio, io mi vergogno…
Lui tagliò corto, - Ecco, lo sapevo, eppure te lo avevo detto che era un gioco da grandi… lasciamo perdere, ora. Vai a dormire dai.
- No, no… aspetta un momento, voglio giocare, voglio imparare anche io. – e così, lentamente obbedii, denudandomi dal pancino in giù… era la primissima volta che mostravo la mia intimità a un uomo, a un qualcuno che non fosse la mia mamma.
- Brava, Carmelita, hai visto com’è facile? Gira pian piano su te stessa, adesso, voglio vedere se sei abbastanza grande per provare…
Senza capire bene, esibii la mia nudità allo zio e senza capirlo imparai il bollore che si prova a mostrarsi nuda e attraente. Quell’uomo che mi osservava, adesso, non era più lo zio giocherellone di sempre, era un maschio arrapato che godeva e si eccitava osservandomi spogliata in tutta la mia acerba bellezza.
- Come sei bella, brava piccola… adesso devi stenderti sul divano, mettiti comoda… ecco, così, come fanno le donne grandi. Ora piega le ginocchia e apri le gambine… devo controllare se la tua patatina è abbastanza sviluppata per ricevere la pallina dentro…
Come potrei spiegare l’emozione strana che provavo? Ero ingenua e non capivo niente di quel gioco così nuovo ma, nonostante questo, sentivo una forte attrazione verso lo zio e uno sconfinato desideri di essere toccata, carezzata, esplorata da quell’uomo. Quel “vecchio” il cui desiderio di me era palpabile nella stanza scura. Eseguivo i suoi ordini e la mia fighetta mi trasmetteva emozioni intense ben prima di essere neanche sfiorata.
Lo zio poggiò la mano sul mio paffuto monte di Venere…
- Ferma, ferma, piccola. Ora piano piano controllo se sei bagnata abbastanza per ficcarci dentro la pallina. Va bene?
Forse riuscii a malapena a balbettare un sì… a cosce aperte davanti al maschio provai per la prima volta il piacere dell’abbandono, del mettersi consenzientemente alla mercé di un uomo adulto.
E lì iniziò il mio primo percorso nella femminilità, lì capii che la mia fighetta era uno strumento di piacere e di lussuria ben oltre ogni mia intuizione.
Lo zio, con estrema dolcezza, mi allargò, mi carezzò lo spacco con il grosso anulare e poi, pian piano me lo ficcò in corpo. Non avevo mai avuto un qualcosa nella fessolina… ma mi preoccupai subito, Mi venne in mente che comunque avevo già sentito parlare di verginità e di rapporti sessuali, anche se per me restava un mondo ancora sibillino… adesso, all’improvviso, diventavo donna?
Zio Gino entrava e usciva col polpastrello e mi mandava già in estasi…
- Tesoro, sai che sei già bagnata? Che meraviglia che sei… aspetta ti bagno meglio altrimenti la pallina non entra in te.
E poi fece qualcosa che mi lasciò di stucco, praticamente sconvolta…Conoscevo i baci: quanti ne avevo ricevuti e dati sulle guance dei miei cari? Persino con le mie amichette c’eravamo scambiate bacetti… poi, nei film, avevo visto attori che si baciavano sulle labbra, e mamma aveva faticato, nel dire e non dire, per farmi capire che tipo di bacio era quello degli innamorati.
Il folle bacio di zio Gino mi tolse il fiato, calò la testa in mezzo alle cosce, la bocca sulla fighetta e poi… con la lingua, una lingua che guizzava come un serpentello scivoloso e caldo, mi leccò, mi titillò, mi penetrò all’inverosimile, facendomi impazzire per quello che aveva tutte le caratteristiche di un primo, vero orgasmo.
Ora che venivo lo sentii succhiare il mio estro, leccandolo e cibandosene estasiato.
Quando mi calmai un pochino mi resi conto che zio si era sbottonato i pantaloni…nella penombra una specie di bacchetta spessa fuoriusciva dalla cerniera. Capii che quello che vedevo era il “pisello”… non avrei mai immaginato che fosse così grosso, strano ma attraente. Ne rimasi un po’ spaventata e un po’ incantata.
- Apriti con le dita, piccola, ora ti faccio provare le palline dentro la fighetta… proprio come gioco con tua zia.
Ormai non ero più restia, mi rendevo conto che ogni passo compiuto quella sera mi procurava un piacere nuovo e adulto… niente a che vedere con il gusto innocente ma scialbo dei giochini infantili.
Mi sentii sfondare… non provai dolore ma, come dire, la rudezza della dilatazione… la prima pallina era dentro di me…
- Rilassati, cara, te ne metto un’altra.
Cercai di capire e di eseguire, e infatti un’altra sfera mi entrò dentro… e qui la goduria riprese il sopravvento mandandomi di nuovo in visibilio. Ma il piacere folle neanche lo conoscevo ancora; venne un poco dopo quando zio iniziò, prima piano, poi sempre più svelto, a tirare le palle fuori dalla figa per poi spingerle di nuovo dentro. Accelerava, mi penetrava e il piacer mi sconquassava…
- Dai… dai… ancora ancora, fammelo, fammelo ancora! – mi sentii dire quasi senza accorgermene. Sussultavo sul divano, mi inarcavo, le volevo tutte, tutte dentro, forte!
Venni di nuovo, stavolta con maggior cognizione di causa. Lo zio aspettò che mi calmassi dall’orgasmo per poi succhiare di nuovo tutto il mio piacere dalla piccola fessa.
Ci ricomponemmo ma lui aveva ancora quel bastone fuori dalla patta solo che era un po’ moscio. Io mi rimisi la mutandina e sedetti, lui era in piedi.
- Carmelita, tesoro, ora capisci che questo sarà il nostro segreto? Posso fidarmi di te? Posso fidarmi adesso che non sei più una bambina… non devi dirlo nemmeno alle tue amichette, altrimenti sarà una cosa grave per tutta la famiglia.
Io lo ascoltavo ancora confusa, ero felice, entusiasta da un lato ma anche molto spaventata…
- Zio Gino, - dissi – ma adesso non sono più vergine? Mamma si accorge…?
- No tesoro, sono stato attento, sei vergine al 100%, tranquilla. Abbiamo giocato “al sesso” ma non l’abbiamo fatto completamente.
Poi, con una certa rudezza: - Lo vuoi toccare il mio cazzo?
Ero titubante ma accettai. Mi prese la manina e se la portò intorno al pene.
- Stringilo un po’ – disse.
Era caldo setoso, attraente all’inverosimile. Immediatamente si indurì nella mano e si gonfiò, diventando rosso rosso.
- Fai un po’ così adesso… - e guidò la mia manina su e giù, lungo la sua asta.
Non potei godermelo a fondo. Squillò il telefono, era zia.
Lo zio ci mise un po’ a rispondere e aveva comunque una voce diversa dal solito.
- Ah, ok, bene. No, no, non serve niente. Carmelita? Non so se già dorme ma credo di sì… va bene, vi aspetto. Ciao.
- Stanno tornando, - mi disse – vai a mettere il pigiamino in fretta… ti consiglio di metterti nel lettino, così non si accorgono di nulla.
Il suo cazzo era di nuovo moscio e lo sistemò in fretta nella patta. Le “incredibili” palline sparirono nella sua tasca. Dopo 10 minuti arrivarono mamma e zia. La casa era silenziosa, zio sul divano, io fingevo di dormire, ora a freddo ero spaventata, credevo che mamma guardandomi si sarebbe accorta che ero cambiata… e così presi sonno.
La casa buia mantenne il silenzio sulla nostra prima avventura… crescendo c’è stata l’occasione di avere altri rapporti, sempre più completi con zio Gino, senza fare niente di speciale lui però mi ha introdotto alla depravazione della segretezza.
I nostri segreti erano (e sono) la mia goduria privata… nessuno deve conoscere il mio lato nascosto: gli incontri clandestini, le menzogne, le paure; gli orgasmi silenziosi, le porcherie nascoste, lo sperma che scorre nelle mutandine senza che nessuno ne sappia nulla… l’ano appena dilatato, leggermente dolorante, la bocca attentamente chiusa… nonostante la sborrata di zio appena ingoiata.
Ecco Giovanna, ti ho descritto il mio mondo segreto e in cui il segreto stesso fa parte della libidine!
Come si fa, mi chiedo, come si fa a non masturbarsi quando arrivano le feste di Natale?
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