Era un pomeriggio assolato e afoso di un Luglio molto secco, ed erano circa le 3 quando, uscendo da casa, camminavo a passo spedito verso la chiesa, che si trovava nella piazza principale del piccolo comune dove abitavo. Il mio nome è Marco, ho da poco compiuto 18 anni e oltre a stare al 4 anno di liceo, sono anche un chierichetto presso la chiesa del mio paese, al servizio del parroco, Don Enrico. Nonostante non sia più un ragazzino, il mio fisico dice tutt'altro. Non ho praticamente alcun tipo di peluria, da nessuna parte, tranne qualche sporadico pelo nella zona del pube. Il mio primo rapporto omosessuale fu con mio cugino, di 4 anni più grande. Eravamo ragazzini, alle prime armi, e a quanto pare ho sempre posseduto un culetto irresistibile per gli uomini. Mio cugino mi iniziò ai piaceri del cazzo, nei nostri lunghi pomeriggi passati insieme a casa sua, dove il fatto che entrambi i genitori lavorassero fino a tardi ci ha decisamente aiutati a divertirci in tranquillità. Avevo accettato il fatto di essere gay, e di provare più piacere nel far godere gli altri rispetto a godere io stesso. Mio cugino mi fece capire che io ero più di un ragazzino passivo, a me piaceva fare la troia. Lui sborrava litri soprattutto quando, alle gioie che il mio culetto gli procurava, si aggiungevano le mie vocine da troia, mentre lo imploravo di venire e di riempirmi della sua sborra calda. Dai 16 anni capii che questo era ciò che mi eccitava.
Ma torniamo al nostro caldo pomeriggio di Luglio. Conosco Don Enrico da quando frequento più assiduamente la chiesa, praticamente da un paio di anni. E' un uomo non più giovane, con delle mani forti e con un fisico decisamente non decadente rispetto all'età. E' arrivato nel nostro paese dopo che, secondo quello che dicono le pettegole di cui le chiese sono notoriamente infestate, fosse stato cacciato dalla sua precedente diocesi per motivi di alcol. Vi preannuncio che, per fortuna, non si trattava di quello. E lo scoprii proprio quel pomeriggio. Don Enrico mi chiese di dargli una mano per l'allestimento, in chiesa, di tutti i preparativi per la festa padronale, in programma 2 settimane dopo. Appena entrai, notai che la chiesa era vuota e mi stupii di ciò. Pensavo che sarei stato in compagnia degli altri chierichetti, ma non c'era nessuno. Stavo quasi per andare via, credendo di aver sbagliato giorno o orario, quando Don Enrico apparve dalla porta della sacrestia, con un sorriso stampato in volto. In men che non si dica mi raggiunse, mi chiese scusa per non avermi avvertito prima del fatto che gli altri 3 chierichetti gli avevano dato buca, e mi baciò sulle guance come era suo costume. Quei baci mi diedero un forte brivido lungo tutta la schiena. Ho sempre trovato Don Enrico estremamente affascinante, e il fatto che fossimo completamente soli in quel momento fece risvegliare qualcosa in me. Ciononostante, mantenni la calma e la compostezza e seguii Don Enrico mentre mi elencava ciò che aveva in mente. Lavorammo per circa un'ora, e non potei fare a meno di notare gli sguardi che Don Enrico mi dedicava, o meglio che dedicava al mio sedere. Essendo Luglio, indossavo dei pantaloni di tuta molto attillati, quasi come dei leggins, che arrivavano fino al ginocchio. La prima volta che lo beccai a guardare, distolse subito lo sguardo, ma le altre volte divenne più coraggioso, e lo mantenne per vari secondi. Inutile dire che quegli sguardi avevano decisamente catturato la mia attenzione. Sentirmi oggetto del desiderio di Don Enrico mi aveva eccitato enormemente.
Da quel momento in poi feci di tutto per essere guardato dal mio prete. Mi chinavo volutamente per raccogliere qualcosa che facevo cadere, soltanto perché lui potesse godere della miglior vista del mio culetto nei leggins attillati. Dopo un'altra ora di "lavoro", Don Enrico mi disse che andava bene così, e mi chiese se volessi confessarmi visto che quella settimana non lo aveva fatto. La chiesa sarebbe rimasta chiusa al pubblico fino al giorno dopo, quando sarebbero stati ultimati i lavori di allestimento. Accettai e lo seguii in confessionale. Le confessioni con Don Enrico erano sempre molto spontanee, mi chiedeva della mia vita quotidiana, dei miei hobby ecc, erano più conversazioni che confessioni. Quel giorno, complice anche il fatto che eravamo completamente soli, Don Enrico arrivò subito al punto. "Come va a nuoto? Ti stai trovando bene?"- mi chiese dal nulla, al ché replicai facendo si con la testa, e spiegandogli che era uno sport molto bello, e che faceva molto bene al fisico. "Lo vedo quanto fa bene al fisico, sei in grande forma"- aggiunse, non riuscendo a trattenere un sorriso alquanto strano. Lo ringraziai, ma lui non si arrese; "quei pantaloni ti donano molto, fanno molto bene alle tue curve"- mi disse con lo stesso ghigno in faccia. Ringraziai ancora, e decisi di punzecchiarlo- "è per questo che mi stava guardando sempre oggi?"- dissi deciso. Don Enrico non capì subito che sarei stato al suo gioco, e imbarazzato incominciò a dire che non era così, che avevo frainteso. Cercai subito di rassicurarlo, dicendogli che non mi dispiaceva affatto avere gli occhi di un uomo addosso, che ero abituato, e iniziai a ridere. Lui era visibilmente più rilassato, e si mise comodo sulla sua seduta, dicendomi che, in verità- "hai un culo niente male". Restai di sasso, e il pene mi divenne duro immediatamente. Qui non si trattava di un fugace sguardo, Don Enrico aveva chiaramente detto che gli piaceva il mio culo.
Decisi che non avrei sprecato una situazione del genere. Presi la palla al balzo, alzandomi e dando le spalle a Don Enrico, che rimanendo seduto, aveva praticamente il mio culetto di fronte a sé. A separarci era soltanto il pannello traforato del confessionale, da cui potei notare quanto Don Enrico stesse apprezzando la vista, e da cui notai anche che una delle sue forti mani era scappata a nascondersi sotto la tunica, dove presumo che qualcosa di molto duro si fosse risvegliato. Da quella posizione, chiesi subito al Don se davvero gli piacesse, se non lo trovava inferiore a quello delle ragazze della mia età. Fermamente, quasi gridando, mi disse "adoro quel culetto". Iniziai a ondeggiare, a muovermi in modo sensuale per eccitarlo ancora di più. Il fatto che si stesse segando attraverso la tunica mi fu confermato dal suo respiro, che aumentava di frequenze sempre di più. Non capivo più nulla, ero soltanto eccitato di star facendo un balletto sexy al mio prete che si stava masturbando guardando il mio sedere. Gli dissi che poteva segarsi liberamente, che a me piaceva e stava bene. Non se lo fece ripetere e sfoderò un bel cazzo nodoso di circa 18 cm, con la cappella rossa e lucida dall'eccitazione. Mi pregò di abbassare i pantaloni e di farmi vedere con le mutande, cosa che immediatamente feci, mettendomele nelle chiappe come se avessi un perizoma. Don Enrico era fuori di sé, a quella vista prese a masturbarsi furiosamente. Io abbassai le mutandine del tutto e premetti il mio bel culetto liscio sul pannello traforato Lui spinse il suo cazzo sul pannello e mi sembrava di sentirlo attraverso il sottile reticolo di legno che ci separava. Lui non resistette oltre, e appena mi vide mettere un dito dentro al buchino rosa e senza alcuna peluria che mi ritrovavo, esplose e mi riversò litri di sborra addosso. Il suo nettare era molto denso, e la maggior parte di esso arrivò sul mio culetto, inondandolo, e molto rimase a colare tra i buchi del pannello del confessionale, ad imperitura memoria del fatto che avevo fatto sborrare il mio prete sul mio culo. Soddisfatto del risultato, mi accorsi che ero venuto anche io, nell'esatto momento in cui mi infilai un dito, inondato dello sperma di Don Enrico, dentro il mio culetto. Mi pulii e rivestii. Ma non prima di essere passato da Don Enrico che, ancora ansimante, mi diede un pizzicotto, che si trasformò poi in una decisa strizzata del mio culetto. Con il cuore a mille, uscii dalla Chiesa e tornai a casa.
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