Scopate multiple per una moglie

  • Scritto da Giovannaesse il 13/02/2020 - 10:50
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Franco si avvicinò alla porta aperta e chiamò. Arrivarono due uomini di fatica, uno era nero. Da una parte della stanza recuperarono un grosso paravento pieghevole che aprirono completamente. Vicino alla porta sistemarono un paio di panchette, simili a quella su cui era seduta Selene, poi davanti alle panche posero il paravento. Era di legno intarsiato fitto, con una feritoia da dove, di sicuro, era possibile vedere senza essere visti.

  • Ora non muoverti assolutamente, mi raccomando! – intimò Franco, mentre la sua signora in camice lo raggiungeva. Confabularono tra loro, senza darle importanza. Intanto un vocio di alcune persone che entravano, senza poter essere viste riempì la stanza … dietro al paravento aveva preso posto una piccola platea.

Nella stanza venne accesa l’ aria condizionata in maniera leggerissima. La donna si dedicò a lei, le porse delle calze parigine spesse, appena sopra il ginocchio, di colore nero – Queste ti staranno benissimo cara, indossale. – poi aggiunse – tieni, metti anche questo - e le porse un reggipetto chiaro, con un taglio particolare, adatto a tenerle in alto i seni con tutto il capezzolo esposto di fuori. Ai piedi la donna le infilò un paio di scarpe nere, lucidissime, con un tacco vertiginoso e un laccetto con fibbia, molto sexy, alla caviglia. Selene, di malavoglia, indossò i capi quasi con rabbia. Una musica soffusa si spargeva per la stanza, il ragazzo nero, con indosso jeans e canottiera, venne fuori dal paravento e le portò della frutta tagliata in una coppetta trasparente. Lei la mangiò avidamente. Si sentì in parte ritemprata.

  • Adagiati adesso, Selene – disse seria la donna: premendole lievemente sulla spalla la fece poggiare su un fianco. La panca era abbastanza piccola, fece in modo che raccogliesse le gambe verso il petto; Selene si rese conto che in quella posizione tutta la sua area genitale e il culo erano rivolti alla platea, in bella mostra. Protestò mugugnando. Franco intervenne, aveva in mano un piatto di frutta e piluccava i pezzetti con calma.

  • Ecco, adesso siamo pronti. – disse, come se dovesse tenere una conferenza – La nostra amica Selene, qui, è una bellissima signora, che ci ha onorato di una sua visita … e questo ci fa veramente piacere. – si abbassò e le baciò una natica con uno schiocco sonoro.

  • Sappiamo che la nostra amica ha un marito … un gran bravo ragazzo … lo conoscete? – continuò con voce da guitto – Un vocio dal paravento rispose scherzosamente – No, no !!! –

  • Allora ve lo presento – e con gesto teatrale fece con la mano un semicerchio nell’ aria. Allora i due ragazzi di prima trasportarono dentro alla camera una sedia, sopra col viso provato, un occhio nero e segni di lividi sulle spalle, c’ era Carlo, quasi tramortito. Aveva le mani dietro la schiena. Selene sussultò e fece per alzarsi per raggiungerlo, ma Franco la bloccò con una mano, poi le sussurrò all’ orecchio: - Vuoi che gli facciamo male davvero? – Selene imprecò impotente. – Brava. Stai buona e tutto si svolgerà per il meglio. – Le carezzò la guancia, ma lei si ritrasse, fulminandolo con uno sguardo pieno di odio.

  • Sapete, cari amici, che la nostra ospite ha più volte rifiutato il rapporto anale con il suo marito ufficiale, il nostro amico qui presente? – disse Franco alla platea nascosta – ora per prima cosa noi cercheremo di scoprire il perché di questo strano comportamento … eppure, la nostra amica ha un sedere stupendo! - Guardandole il culetto aggiunse: - Forse magari, in passato, ha anche ricevuto qualche grosso pene nel sedere … chissà? Ed ora? Ora si trattiene! – Continuò : - La nostra amica si è rivelata brava nel fottere all’ impazzata senza amore e poi … ora che l’ amore c’è, nega il culo a suo marito, si mostra una donna fredda, si disinteressa al sesso … e magari, in cuor suo desidera chissà quali profanazioni e amplessi. – Selene era piena di vergogna per quelle rivelazioni fatte ad un pubblico invisibile. Era sconcertata. Quell’ uomo la stava mettendo a nudo, anima e corpo, davanti a tutti. Dall’ altro lato del paravento poteva esserci chiunque … il suo peggior nemico, la sua migliore amica, per assurdo anche un suo parente … Pianse per la vergogna e per il povero Carlo, maltrattato da quegli aguzzini senza cuore.

La moglie di Franco si aprì il corto camice sbottonandolo sul davanti. Si inginocchiò al suo fianco e cominciò delicatamente a massaggiarle le natiche, ogni tanto le carezze si protraevano fino alla vulva dischiusa. Selene si preparò ad essere profanata, ne era ormai sicura: di lì a poco sarebbe stata inculata davanti a Carlo. Un brivido freddo le corse per la schiena. La donna intanto arrivò a massaggiarle il piccolo orifizio dell’ ano. Quanto tempo era passato? Forse l’ ultima volta che lo aveva preso dietro era stato sette anni prima. Adesso, all’ improvviso, ricordò la sensazione che si provava. Alla prima botta quel senso intenso, a volte doloroso di irreversibile lacerazione. Era lo sfintere, un muscolo involontario, che si era dovuto dilatare. Sollecitato con la forza aveva deciso, infine, di lasciarsi penetrare. Dopo, pian piano, diventava tutto sempre più piacevole e facile. In pochi minuti non esisteva cazzo, per quanto grosso e spesso che non potesse viaggiare nel suo buchetto a qualsiasi velocità e profondità.

Intanto si preparò al dolore, pur di farla finita. La donna le stava passando della crema intorno all’ ano. Franco si era posizionato dietro alla sedia su cui era adagiato il malridotto Carlo. Nella stanza le luci erano soffuse, ma un faretto illuminava bene la zona in cui Selene, prona, era costretta a dare spettacolo di sé. Sua moglie, invece, armeggiava con uno strano arnese pieno di punte, ma per Selene fu ancora più sorprendente scoprire cosa fosse. Si trattava di una cinquantina di bastoncini di legno lunghi circa quaranta centimetri, spessi poco più di uno spiedino. La donna ne raccolse un gruppetto, circa dieci, e stranamente li infilò in un profilattico particolarmente grossolano. “ Questi sono matti” pensò, quando la donna, sempre carezzandola con delicatezza, come dovesse darle una supposta, introdusse, senza sforzo, il preservativo nel suo culetto, provocandole solo un attimo di disagio. Un – Ohoooo ! – esagerato e stupido, venne dalle spalle del paravento, mentre i bastoncini venivano infissi per oltre venti centimetri dietro di lei. Immediatamente dopo, la donna di Franco, si mise comoda e sempre carezzando e baciando le sue chiappe chiare e morbide, iniziò lentamente e inesorabilmente, con attenzione e maestria a infilare, proprio al centro degli altri, un altro bastoncino.

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Selene capì, ed ebbe un brivido. Non era un gioco innocente quello a cui la sottoponevano, ma probabilmente una sottile e crudele tortura. Questo accadeva sotto gli occhi increduli del povero Carlo: semplicemente terrorizzato. Anche Selene aveva paura, non riusciva assolutamente a capire dove si potesse mai arrivare in quel contesto. Aveva sensazioni contrapposte, come pensasse di trovarsi al centro di uno scherzo e di una tragedia, contemporaneamente. Quelle persone non sembravano cattive, ma si comportavano da aguzzini. “ Ah !” pensò con raccapriccio Selene “ Se non ci fosse stato Carlo!” Intanto i bastoncini dietro il sedere aumentavano e mentre tutto era cominciato in modo indolore, adesso la presenza di un oggetto che diventava sempre più largo cominciava a farsi sentire. Ad ogni piccolissima penetrazione, l’ ano si allargava contemporaneamente spinto dall’ interno e le sue pareti cedevano inesorabilmente. Quando l’ ultimo bastoncino fu penetrato, Selene si sentiva completamente aperta e indifesa. Controllò con la mano il suo buco spalancato, tastandone le pareti e si rese conto che quella sensazione di apertura che le toglieva il respiro era fondata. Infatti aveva l’ ano spalancato per una larghezza della dimensione di una palla di biliardo, più o meno, il tutto per una notevole profondità, dietro di lei. Allora Franco si avvicinò eccitatissimo, si vedeva sotto il leggero pantalone nero, la spinta del cazzo, che cercava di uscire dalla patta. Selene pensò tra se che quel porco di certo non indossava le mutande.

  • Bene, cara - disse l’ uomo – così cominci a ricordare quanto ti piaceva farti inculare. Dai, alzati adesso, e mettiti in ginocchio. – Aggiunse con libidine

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