Sverginata una domenica

  • Scritto da Giovannaesse il 01/07/2021 - 06:20
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Questo brano è tratto dalla Parte due del romanzo di Giovanna Esse. L'intero brano è disponibile al link in piè di pagina.

La domenica mattina la famiglia uscì per le dieci e pochi minuti dopo Nicola, alla chetichella, si era già intrufolato nel palazzo e bussò con le nocche alla porta. Filomena si era rimessa a letto e non capiva a cosa attribuire quei colpetti impacciati, poi sbuffando si decise ad approfondire l’ origine delle bussate.

  • Ma, chi è? – sussurrò alla porta chiusa.
  • Sono io, Nick ... ! – sussurrò il ragazzo. Filomena aprì, sbigottita: - Ehi, ma sei completamente matto? – lo assalì – Ma ti rendi conto che i miei sono ancora in giro ... e che è – guardò fuori – ancora l’ alba? – poi aggiunse – Io non ho fatto ancora neppure la doccia! – Lui si intrufolò comunque nell’ appartamento – Nessun problema – disse – la doccia te la posso fare io ... – Lei sorrise – Ma questo è tutto scemo ... - poi – Ok! Dai, vieni dentro e aspettami sul divano. Vado a prepararmi e poi usciamo. – Il ragazzo era deluso, aveva sognato per tutta la notte quel momento e le sue eventuali ripercussioni.
  • E niente di più? Non potremmo ... ehm, baciarci un pochino? Prima di uscire –
  • Non se ne parla neppure – sbottò lei – cosa credi che questo è un casino? – e si allontanò, sbattendo la porta del bagno. Nicola non demordeva, però, era su di giri. Appena sentì lo scrosciare della doccia provò ad entrare: la porta non era chiusa a chiave. Filomena era completamente nuda, l’ acqua le scorreva addosso creando una lieve condensa, che la rendeva ancora più eccitante. Piccole gocce riflettevano la luce come brillantini sparsi sul corpo statuario. La ragazza lo vide, ma non disse nulla ... si voltò verso il gruppo doccia, mostrandogli le natiche stupefacenti e la vulva delicata, ogni qual volta si abbassava per insaponarsi le cosce. Lei lo ignorava, volutamente. Il giovane non sapendo cosa fare di meglio, si tolse il jeans e pure i boxer, aprendosi la camicia di cotone, aspettava. Sperava che la vista del suo cazzone in tiro avesse mosso a compassione la ragazza. Allora Filomena, inaspettatamente, chiuse l’ acqua e uscì dal box doccia.
  • Prendi quell’ accappatoio e asciugami – ordinò con noncuranza, evitando accuratamente di guardargli il pene rigido. Lasciò che la asciugasse accuratamente e con meticolosità, prima in alto, il tronco i seni superbi, che lei stessa sollevò, per permettere al giovane di asciugare sotto. Poi sedette sullo sgabello per permettergli di asciugare le cosce e i piedini, un dito per volta. Quando Nicola si avvicinò alla vulva, Filomena lo bloccò: - No, per asciugare li, usa questa. – e gli porse una tovaglietta di cotone bianco, immacolata. Si liberò dell’ accappatoio e ci si sedette sopra. Lo squadrò da capo a piedi, facendolo sentire ridicolo e inadeguato, mentre se ne stava sull’ attenti davanti alla sua Dea, col cazzo da fuori, oscenamente proteso, mentre in lei non sembrava agitarsi alcun sentimento.
  • Cosa vuoi, adesso? – chiese con freddezza. Come ogni volta che era in difficoltà il giovane iniziò a balbettare, confuso.
  • Non balbettare! – ordinò Filomena, riuscendo a farlo sentire ancora peggio – Sii chiaro: cosa desideri? – Il cazzo del giovane iniziò una vergognosa parabola discendente, che eccitò profondamente la libido di Filomena.
  • Vuoi mettermelo in bocca? – disse lei con un espressione grave – è questo che vuoi? E ti sembra una richiesta educata? – Nicola non riusciva a profferire parola, ma il suo membro riprese vigore, mentre arrapava, immaginando quello che sarebbe potuto accadere ... se solo lei avesse voluto.
  • Avvicinati, adesso. – disse la ragazza. Cera molta luce e lei ne approfittò per studiare e valutare il cazzo di lui. Lo alzò verso l’ alto con la mano, scoprì lo scroto e gli cercò le due palle gonfie, con le dita. Erano tese e dure e quando le toccava, Nicola mugolava lievemente. Mentre gingillava il suo pene, ne ritirò un paio di volte il prepuzio, facendolo scapocchiare all’ inverosimile: - Ti faccio male? – chiese.
  • No, no – rispose pronto – è solo la sensazione ... non so definirla, mi fa sentire ... nudo, vulnerabile. –
  • Insomma ... – disse lei – ti piace o non ti piace? – Lui si affrettò – Mi piace, mi piace. Mi piace tutto. Mi fai uscire pazzo. – e la ragazza – Ah ... ah! Allora adesso preparati che te lo faccio con la bocca. Capito? - Lui sembrava venire meno, Filomena notò che spesso stringeva le gambe, quasi contorcendosi. Lo guardò negli occhi, perfida – Ma cos’ hai? Devi pisciare? – Nicola avrebbe preferito sparire, ma detto da lei la voglia aumentò. Per poco non pianse nel dire – Veramente, sì ... dovrei. –
  • E vieni allora, che problema c’ è? – Filomena si alzò in piedi e si pose a fianco di lui, poi come un cagnolino al guinzaglio, gli prese il cazzo, che ormai dominava come se fosse una cosa sua, e lo portò fino alla doccia. Si abbassò, avvicinandosi al grosso pesce di lui e lo prese in giro, fischiettando il classico – Piss, piss! – intanto aprì l’ acqua della doccia lieve lieve, per far scorrere il piscio immediatamente nello scarico. Nicola si fece rosso, ma nonostante i minuti che passavano, proprio non riusciva a mingere. La ragazza non ebbe pietà e iniziò a mungergli il cazzo, con gesti lenti e voluttuosi, con l’ altra mano gli carezzava il pancione peloso e le natiche robuste.
  • Rilassati, schiavo – gli sussurrò all’ orecchio. E iniziò a sollecitarlo al di sotto dello scroto in prossimità dell’ ano. Finalmente, attraverso l’ angusto meato, l’ orina calda e maleodorante sgorgò da quel cazzo. Era tanta e Filomena ne approfittò per riceverne un poco tra le dita e lavare con questa, la testa del cazzo messa a nudo. Poi con meticolosità lei lo prese in bocca e assaggiò le ultime gocce di piscio, leggermente salate e calde. Le piacque e si disse che se ne sarebbe ricordata. Nonostante la gestualità fredda e distaccata, la ragazza aveva la figa sbrodolante di goduria. Tutti quei gesti le sembravano un rito sessuale che doveva essere compiuto. Gli fece un bocchino veloce e profondo, giusto per ricordargli chi comandava, poi lo sciacquò e lo asciugò con la sua stessa tovaglietta. Guardò l’ ora, non era tardi e lei era arrapata. Si decise. Portò Nicola nel salotto e gli disse: - Hai un preservativo? – Colto alla sprovvista e impreparato il giovane si vergognò, ma dovette ammettere che non lo aveva.
  • Uhm ... - mormorò lei, contrariata, poi aggiunse: - Aspetta, provo a vedere – da tempo aveva scoperto che i suoi, in una vecchia borsetta della madre, tenevano nascosti dei profilattici per ogni eventualità. Fu fortunata, c’ erano ancora. Ne prese uno sperando che la mamma non li tenesse contati. Poi tornò da Nicola che aspettava seduto e impacciato, il pene era di nuovo floscio. Meglio, pensò Filomena, decisa a intostarglielo in bocca.
  • Stenditi – disse imperiosa, e lui obbedì, sbracandosi sul divano col cazzo floscio. Filomena si inginocchiò lesta e glielo prese tutto in bocca, sembrava un palloncino di carne. Lo teneva tre le labbra, immobile e aspettava. Impercettibilmente il membro si gonfiava, e si cercava spazio tra la lingua e il palato. La tensione nella bocca aumentava, mentre, spinta dal sangue che affluiva nell’ organo cavo, l’ asta si allungava come un serpente verso la gola. In un paio di minuti era diventato talmente grosso che Filomena fu costretta a retrocedere per respirare. Infatti la capocchia di Nicola premeva talmente da pressare anche i condotti nasali. Alla ragazza sembrò di soffocare e fu costretta a tirarsi indietro vomitando saliva densa sul pancione di Nicola.
  • Metti questo adesso – gli porse il profilattico – voglio essere sverginata. – Nicola non svenne, ma solo per poco. Si infilò facilmente il preservativo, dato che ne aveva già usati per certe sue piccole perversioni masturbatorie . Qualche volta, infatti, avrebbe voluto assaggiare la sua stessa sborra, ma non ci riusciva. Prima si faceva la sega col preservativo per arrivarci dentro (illudendosi che fosse una vagina) sperando di leccarsela, una volta venuto. Ma dopo non gli andava più e gettava via il preservativo pieno di liquido seminale. Salvo poi a pentirsene quando era di nuovo eccitato e gli sarebbe andato di bere lo sperma. Si montò l’ affare sul membro, nonostante fosse una misura più piccola e lo stringesse alla radice, ma arrapato com’ era, anche se avesse adoperato una scatoletta del tonno, avrebbe fottuto lo stesso. Stava per alzarsi in piedi, ma Filomena lo fermò. – No resta disteso, monto io sopra, così se sento dolore mi fermo. – aggiunse – vedo che il coso e molto spesso e sono perplessa riguardo alla sua penetrazione. – Nicola, con una certa dolcezza, profferì: - Spero di no, non lo so ... anche per me è la prima volta ... – poi aggiunse – lo facciamo piano piano, dai. –

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Ciao Giovanna, che dire: sei sempe una fuoriclasse. Di sicuro i tuoi racconti sono in grado di provocare esasperanti erezioni!!! Grazie Gio!
Grazie mille a te.

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