Un'Orgia di Paese

  • Scritto da Fairy Land il 03/07/2020 - 23:00
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La neve cominciava a sciogliersi nel piccolo paesino di Jàndrovike e con l'arrivo della primavera, il clima si faceva più sereno, più mite.

Miske respirò a pieni polmoni l'aria secca e fredda. Era appena sgattaiolato fuori di casa, cercando di non svegliare nessuno, incuriosito dal vocio insolito persino per un giorno di festa. Arrivato nella piazza principale notò un capannello di persone che borbottavano tra loro; decise di farsi avanti, sgomitando a destra e a manca fino a quando non giunse al centro. Lì vide un mercante grassottello che stava parlando ai cittadini con tono solenne, dietro di lui stavano una quindicina di figure avvolte in mantelli neri. Miske intuì si trattasse di schiave pronte per la vendita e le guardò incuriosito.

Non si vedevano molte schiave a Jàndrovike, era un paesino di provincia, freddo, chiuso

dalle montagne e isolato. Gli abitanti stessi erano bigotti e introversi, tuttavia quello era

un giorno speciale: si festeggiava la ricorrenza della nascita del loro imperatore. Miske

intuì che il mercante stesse parlando proprio di ciò, anche se il discorso era in greco e lui

ne capiva a stento qualche parola, infine sentì le ultime parole proferite nella lingua

indigena "festeggiate e accorrete, provate queste splendide schiave cittadini!"

A un suo cenno tutte le ragazze slacciarono il mantello, rimanendo completamente nude

ed esposte ai commenti stupefatti della folla, tre ragazzi accorsero decantando le doti

delle schiave facendole voltare, mostrando culi e seni e invitando gli spettatori.

"Guardate che tette ha questa ragazza!" Diceva qualcuno stringendole le tette e i

capezzoli.

"E che bel culo quest'altra!" Diceva qualcun altro infilando le dita nell'ano della ragazza

"Venite! Provatele solo per oggi!"

Quei discorsi eccitavano alcuni e sconvolgevano altri, si sentivano i borbottii delle mogli

e dei mariti, e i commenti osceni dei ragazzi più giovani. Alcuni tra i più intraprendenti si

avvicinarono alle donne. Miske vide un suo amico, il più donnaiolo del paese prendere

per i capelli una schiava dai capelli rossi e infilarle il pene in bocca, completamente.

Il ragazzo spalancò gli occhi strabiliato, vedeva chiaramente il collo della ragazza

gonfiarsi al passaggio del pene, le labbra irrigidirsi intorno all'asta e la saliva colare giù,

bagnare completamente le palle del suo amico e scenderle sul collo e in mezzo ai seni,

rendendoli più lucidi, bagnati e appetitosi.

Si passò una mano tra i capelli rossicci in un gesto nervoso mentre sentiva il cazzo

indurirsi nei pantaloni fino a diventare insopportabile. Arrossì. Miske non aveva mai fatto

sesso, né visto una donna nuda fino a quel momento.

Da ogni parte si sentivano le risate e gli incitamenti degli uomini e delle donne: la festa di

paese si era trasformata in una bolgia dove ognuno faceva sesso e godeva.

I pochi che si erano mostrati restii continuavano a dire ogni genere di cattiveria, ma

seguitavano nel guardare come ammaliati quella gente che godeva e provava le schiave

straniere, dedite a ogni pratica, smaliziate e perverse. Quel mucchio di gente nuda o

semi svestita, rumoroso e godereccio aveva un fascino particolare, un atavico istinto

primitivo quasi costringeva chi non ne aveva preso parte a osservare attonito ed

eccitato.

Infine si mescolò anche lui in quella confusione adocchiando una donna matura, dai

capelli biondi e dalle forme giunoniche che, inginocchiata sulle pietre di cui era lastricata

la piazza, faceva un pompino a ogni uomo che le si metteva di fronte; ne aveva fatti molti

a giudicare dalla quantità di sperma che le ricopriva il viso e il corpo: ne era

completamente ricoperta e gocciolava fino a terra formandole una pozzanghera in

mezzo alle ginocchia.

Miske si avvalse della propria stazza fisica per spintonare il fortunato che stava godendo

della bocca della schiava e mettersi al suo posto, infilando il pene in quella bocca

bagnatissima dove lo sperma altrui si mescolava con la saliva.

La donna era molto esperta, prendeva tutta l'asta in bocca roteando con la lingua intorno

alla cappella e stuzzicandone il buchino in cima, mentre con l'altra mano carezzava il

perineo fino all'ano, vi portava la saliva in eccesso e massaggiava il buchino senza

forzare.

Il ragazzo era eccitatissimo e intorno a lui fioccava ogni tipo osceno d'incitamento, sentì

il suo amico di prima distintamente "Scopatela quella troia Miske!"

Decise di accettare il consiglio dell'amico uscì dalla bocca della schiava inginocchiata e

la alzò in piedi, facendosi dare il sedere rotondo e carnoso sostenuto dalle gambe

tornite. La tenne poi ferma per i fianchi per non darle alcun tipo di scampo e la montò

selvaggiamente, voglioso di raggiungere infine quella goduria tanto desiderata.

Era una sensazione meravigliosa per lui entrare per la prima volta nelle carni di una

donna. Sentì un leggero dolore all'inizio che poi passò sostituendosi al piacere di sentire

il proprio cazzo stretto in una calda guaina che lo ricopriva da tutte le parti. Fu quel

contatto infine a rilassarlo quasi completamente e ormai incurante degli sguardi che gli

erano rivolti si lasciò andare completamente in un amplesso quasi rabbioso.

La schiava lanciava degli urletti strozzati di tanto in tanto lamentandosi per la furia con la

quale veniva fottuta.

A un certo punto le fu effettivamente impossibile gemere per bene visto che la sua bocca

era stata occupata dall'ingombrante pene di un altro uomo. Dopo alcuni minuti di quel

trattamento annaspò, stava facendo evidentemente una fatica immensa in quella

posizione scomodissima e cercò un appiglio sulle gambe dell'uomo di fronte a lei, il

quale impietosito la tenne per le spalle spingendo ancor più a fondo nella gola della

schiava.

Miske venne urlando e spruzzando i primi schizzi dentro di lei, poi uscì e i successivi le

finirono in mezzo allo spacco tra le natiche e sull'ano già sicuramente aperto.

Per lui come una liberazione, si sentì completamente esausto dopo e guardò il prezzo

scritto con un colore rosso proprio sopra le grosse e polpose natiche della donna.

Pensò con rimpianto che non avrebbe mai potuto comprarla mentre con l'indice

spingeva il proprio sperma all'interno del culo di lei che gemeva e sembrava apprezzare

quel trattamento.

Si allontanò poi dalla bolgia infernale, stanchissimo e con il terribile rimpianto di non

poter mai più affondare nelle carni così succose di quella schiava.

Allontanatosi dalla piazza si sentì chiamare "Miske, Miske! Vieni qui!" Era Meris, una sua

coetanea molto bella e piacevole, la desideravano tutti e lui non era da meno tuttavia

non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarsi a lei.

Il ragazzo si spaventò molto all'idea che lei avesse potuto vederlo mentre scopava la

schiava in piazza.

"Ti ho visto alla festa ti sei divertito molto" gli disse impassibile una volta che si fu

avvicinata a lui afferrandogli un braccio e tirandolo con sé dentro un fienile.

Lui balbettò delle frasi sconnesse, cercando di arraffare qualche scusa, ma non ne ebbe

il tempo: la ragazza si era sollevata velocemente la veste togliendola da sopra la testa e

mettendo in mostra il corpicino ben fatto e le tette sode. I lunghi capelli chiari e liscissimi

le ricadevano lungo il corpo dando l'impressione che fosse ancora più alta e slanciata;

lei lo guardò severa per qualche secondo con quei suoi occhi chiari e i lineamenti

delicati e perfetti.

"Fai divertire pure me adesso" disse sottovoce slacciandogli i pantaloni e afferrando

l'oggetto desiderato. Strinse forte una mano intorno alla base del pene per poi

circondandolo con la bocca, lui ebbe l'impressione che sorridesse mentre lei succhiava

tanto avidamente da sembrare che volesse staccarglielo.

Il membro ci mise pochi istanti a essere di nuovo dritto e durissimo e lei una volta

soddisfatta si appoggiò cumulo di fieno porgendogli il culetto in bella mostra.

Miske non perse tempo puntando la cappella alla fighetta di lei già umida e bagnata

"No!" Esclamò lei sentendo che cercava di farsi strada "Dammelo nel culetto!

Sfondamelo Miske" disse agitandolo invitante davanti agli occhi ancora esterrefatti di lui.

Quando Meris sentì infine la cappella farsi strada nel suo buchetto strettissimo percepì

dei brividi intensi in tutto il corpo e rilassò ancor di più i muscoli per permettere a quel

cazzo che l'aveva fatta eccitare così tanto di farsi strada dentro di lei. "Vai più forte! Non

mi fai male stupido!" Lo incitò incoraggiandolo a sfondarla per bene.

Poi allungò una mano sotto di sé stuzzicando il clitoride e aprendosi la figa per bene.

Infilò alcune dita dentro cominciando a masturbarsi per amplificare al massimo il piacere

che Miske le stava dando.

Lui invece, sull'orlo del piacere dopo pochi colpi, la sentiva gemere e urlare, inarcarsi

fino a prenderlo nel culo così tanto che credeva che da un momento all'altro entrassero

pure le palle.

"Sto venendo Meris!" Urlò accelerando il ritmo il ragazzo.

"Dentro! Vienimi dentro bastardo!" Disse lei di rimando con voce soffocata dai gemiti di

piacere e dall'orgasmo che arrivava velocemente poi finalmente l'orgasmo arrivò, proprio

in concomitanza di un poderoso schiaffo che lui, avendo preso coraggio, le aveva

assestato sulla natica, lo sentì scoppiare come una bomba dentro di sé facendole

tremare le gambe. Percepì distrattamente il pulsare del cazzo dentro il suo culo e lo

sperma schizzare dentro.

Poi ancora scossa dai brividi sentì Miske uscire e lo sperma colarle giù dal culo "Che

stai facendo scemo!? Raccoglilo!"

Il ragazzo interdetto prese a leccare via il proprio sperma che colava lentamente da quel

culetto che tanto lo aveva fatto godere. Muoveva la lingua in moto circolare, infilandola a

volte nell'ano di lei, ancora oscenamente dilatato e lucido. Quel trattamento fece gemere

la ragazza ancora sottosopra a causa dell'orgasmo potente che l'aveva colta. Poi si

rilassò completamente accasciandosi per terra.

"Ci vediamo Miske" disse poi una volta rivestita, si sistemò i capelli arruffati e uscì

sorridente e soddisfatta dal fienile, lasciando il ragazzo con ancora i pantaloni slacciati e

i capelli che parevano un rosso cespuglio arruffato.


Unnico faceva un bagno caldo in una tinozza, soddisfatto di come erano andati gli affari

per quella giornata. Aveva venduto più schiave di quanto si sarebbe mai aspettato in

quel paese del cazzo, adesso finalmente dopo aver sbarazzato un po' di peso inutile

sarebbe potuto partire alla volta della Capitale. Sorrise di felicità, pensando al clima mite

e tiepido dell'eterna città Splendente. Si avvicinava la vera vendita in cui avrebbe

guadagnato una fortuna, un intero lotto di schiave barbare, tutte bellissime.

Il mercante aveva girato un anno intero per tutto l'impero, scegliendo le migliori, le più

belle. Le si riconosceva a prima vista, innanzitutto avevano un marchio speciale, un

cerchio sulla caviglia, e poi non parlavano greco, né latino, né arabo.

Alcune, quelle che erano lì da più tempo parlavano il greco, spesso male e con un

accento terribile tipico delle terrestri.

Ma si disse che non era un problema, le schiave barbare erano tanto richieste

soprattutto quando ignoravano la lingua comune. Gli uomini che le acquistavano le

volevano ignoranti e spaurite come cerbiatte, forse perché contrastavano così tanto con

le donne native dell'impero le quali invece apparivano estremamente sicure, volitive e

per nulla inclini alla sottomissione di qualsiasi tipo.

Tuttavia Unnico dovette riconoscere che dopo un po' di addestramento diventavano

schiave formidabili. Ne aveva incontrate alcune che vivevano con il solo scopo di

esaudire ogni minimo desiderio del proprio padrone.

Tutti le volevano e lui era famoso in ogni luogo dell'impero per il commercio di queste

vere e proprie rarità. Persino i nobili quando ne volevano qualcuna nel loro harem

chiamavano lui.

Il mercante sorrise persino l'imperatore in persona ne desiderava una, l'uomo sperava di

poterlo incontrare personalmente ma non si faceva troppe illusioni. Sarebbe venuto

qualcuno per suo conto. In fondo le terrestri erano ritenute merce di contrabbando,

anche se ogni uomo che se le poteva permettere le desiderava.

Unnico pensò alla richiesta particolare che gli era arrivata. L'imperatore la voleva

vergine, e lui ne aveva una perfetta che era da poco entrata a far parte del suo lotto.

Una bella ragazza mora, dagli occhi verdi. L'aveva trovata sul ciglio della strada svenuta,

aveva probabilmente appena attraversato un portale venutosi a creare accidentalmente

tra il loro mondo e quello dei terrestri.

Balbettava delle frasi confuse e non ricordava nulla, aveva parlato in italiano chiedendo

aiuto, ne era quasi sicuro avendo avuto già un'altra italiana rivenduta poi al principe di

Persia. Era stato un colpaccio di fortuna trovarla appena arrivata, infatti lei in quel

momento era merce di nessuno, non era libera e nemmeno schiava, non aveva alcun ruolo e lui era stato ben felice di aggiogarla e di dargliene uno.

Il mercante sorrise, l'imperatore era un ragazzo molto giovane, e vista la sua esperienza

i ragazzi giovani preferivano schiave esperte, magari più grandi.

E le terresti specie quelle giovani erano spesso ribelli e poco felici di compiacere il

padrone a cui venivano vendute. Richiedevano pazienza e tempo le due cose che

sicuramente un imperatore giovane e indaffarato non aveva. Avrebbe dovuto prendersi

una come la sua schiava rossa, veniva dall'Islanda, non parlava bene il greco, ma era

estremamente disponibile e sinceramente non le serviva a granché capire tutto quello

che veniva detto.

Unnico la adorava, brava da morire e con quell'aria sempre sperduta.

La guardò negli occhi grandi da cerbiatta poi si alzò e uscì dalla tinozza "Succhiami il

cazzo schiava" le disse tranquillo, era l'unica frase che lui le aveva insegnato e che le

serviva conoscere.

"Succhiacazzi" recitava il suo collare in Islandese, era il suo nome, ma lei non poteva

leggerlo.

**Io sono Fairy Land e questa è la mia storia di fantasia, tutti i riferimenti a persone,

luoghi o eventi realmente esistenti sono puramente casuali.

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imperodellalba.blogspot.com**

Complimenti, sicuramente visiteremo il tuo blog

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