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"L'eiaculazione è il momento tragico, più atteso e più temuto. Dopo di ché la scena perde, per me, ogni fascino e ogni attrattiva. Come se si spegnessero i fari colorati del palcoscenico, lasciando solo delle quinte, false e grigie. Allora, il mio inguine, che prima ribolliva come una pentola a pressione, quell'apparato sessuale piccolo ma potente, cessa praticamente di esistere. E' come se al posto del pisello e dello scroto non ci fosse più nulla: il vuoto! La zona pelvica che aveva guidato il mio cervello, possedendolo e dirigendolo come nocchiero inoppugnabile, perde ogni potere, persino per il mio sistema nervoso che non ne avverte nemmeno più la presenza!"
A presentarsi così è Ludovico, 58 anni, marito di Janeth che ne ha solamente 39. Ludo è un pervertito. In un angolo intimo e segreto della sua sessualità nasconde desideri e pulsioni che non si possono definire diversamente. Il destino gli ha fatto incontrare Janeth e lui non avrebbe potuto chiedere di più dalla vita. Una ragazza stupenda, affettuosa, per forza di cose: innamorata. Janeth gli ha donato la sua bellezza, la sua dedizione, la giovinezza e, infine, un bellissimo bambino. Dopo qualche anni di pacifico menàge, un tranquillo sabato pomeriggio, Ludo ha chiesto a sua moglie se le andava di giocare un po’; lei rispose: “Proviamo!”… da quel giorno un universo perverso si è schiuso pian piano davanti ai due sposi che, in segreto, ogni tanto diventano amanti e complici. Negli anni, quando riteneva di avviarsi verso una lenta e pacata pace dei sensi, Ludovico ha iniziato uno dei percorsi più turbolenti e impegnativi del suo dirompente erotismo. Anche Janeth aveva un lato oscuro: Ludovico non poteva saperlo, non avevano mai approfondito l’argomento. Adesso doveva subirlo, godendo e soffrendo, della sua sottomissione.
Il gioco ebbe inizio con una semplice inversione dei loro ruoli. Così, dopo pochi giorni, fu Janeth a penetrare le terga del marito con un oggetto abbastanza insolito: il manico di una spazzola per capelli. La prima azione anale di Janeth, non significò solo un momento di piacere trasgressivo ma una vera e propria presa di posizione, nella parte erotica del loro convivere. Ogni tanto se il momento, il periodo e l'eccitazione lo permettevano, la moglie faceva capire al marito che lo "voleva" e lui, immediatamente, diventava schiavo e prono, scodinzolando felice in attesa di essere maltrattato e, all’occorrenza, sodomizzato. Continuando su questa strada, oltre a penetrarlo con oggetti sempre più grossi e sofisticati, acquistati su internet, Janeth lo trattava come uno schiavo del piacere: costringendolo a bere i suoi liquidi, a leccare le sue scarpe, percuotendolo spesso con fruste e bacchette. I colpi, all'inizio, erano riservati al sedere ma poi, cominciò a provare piacere a colpirlo con la bacchetta sulle gambe, sulle piante dei piedi e sulla pancia. Quando lei era particolarmente stizzita, quando l’incontro non avveniva più per gioco ma per vendetta, la signora lo bacchettava sul pene e sullo scroto… in quei casi, il povero Ludo soffriva per giorni, temendo persino per la sua salute; purtroppo ricordare il male ricevuto, lo rendeva ancora più eccitato e più disponibile a prenderne ancora.
Il nostro amico era molto poco dotato e in quei periodi di profonda prostrazione, il suo membro diventava ancor più piccolo e inconsistente, assolutamente inadeguato alla penetrazione. Dopo aver soggiaciuto alle bizze e alle percosse, quando sua moglie aveva finito con lui, Ludovico poteva solo darsi piacere da solo, sotto lo sguardo umiliante e divertito di Janeth. Naturalmente la differenza d’età, col tempo, rese ancora più difficile, per la donna, ottenere un rapporto soddisfacente, dal punto di vista prettamente femminile, fu così che, d'accordo col marito, organizzarono qualche appuntamento con giovani partner occasionali, spesso, anche abbastanza impacciati. Ludo era incaricato del reclutamento. Si iscrisse a vari siti di incontri per coppie e single, per poi scegliere con accuratezza i potenziali partner. Il fatto che fossero dotati di peni che potremmo definire “superbi”, era certo un fattore ben accetto per i pertugi vogliosi di Janeth, ma il piacere maggiore lei lo traeva dallo sguardo, godurioso ma sofferente, di suo marito. Ludovico, combattuto per natura, s’impastava di desiderio e di amarezza. Desiderio, perché il cazzo piaceva anche a lui e amarezza perché era sempre un sottile dolore vedere sua moglie “scavata” e spesso impalata da dei rozzi sconosciuti. Poi, la signora, posò gli occhi su un collega insegnate che le faceva il filo. Lo valutò accuratamente e decise di farne il suo amante.
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Ludovico aveva dovuto seguire l'evoluzione del rapporto tra sua moglie e l'amante: era la sua condanna! Sapeva delle avance che lei riceveva e conosceva quale comportamento adottava: ora lusinghiera e disponibile, ora arroccata e difficile. Non c'era amore tra i due! Quando lei decise di capitolare, lo fece nel più terribile dei modi: mise le cose in chiaro con tutti e due e lo fece in maniera mortificante, per Ludo, già dal primo approccio. Anche Ciro, il loro amico, dovette superare una prova difficile. Era più giovane di lei; aveva avuto un paio di fidanzate... una vita diremo “tradizionale”. La sua attrazione, quasi innocente, per la bella signora si sarebbe potuta evolvere in una passione irrealizzata o in una breve avventura sentimentale, invece Janeth ne fece un mix di sesso e perversione. Forse, se Ciro avesse saputo prima a cosa andava incontro, si sarebbe defilato, temendo le conseguenze di tanta libidine ma lei seppe cuocerlo a puntino: in circa sei mesi gli costruì intorno una tela a cui difficilmente sarebbe potuto sfuggire.
Il primo incontro vero avvenne in un Motel. Ciro prese una stanza e vi ci portò la sua conquista. Ludo aveva una camera già prenotata, sullo stesso pianerottolo. Quando le carezze si fecero più intense e il pene di Ciro più gonfio, Janeth, candidamente, spiegò al suo possibile amante che suo marito era a pochi metri e che lei gli avrebbe telefonato, per descrivergli l'evolversi di quel rapporto proibito. Il ragazzo era troppo infoiato per tirarsi indietro… d’altronde la moglie di Ludo, negli ultimi anni, aveva perso ogni freno inibitore. Trovata la nuova dimensione perversa e volitiva, era diventata una vera, irresistibile, porca. Si spogliò, languida e provocante; Ciro aveva l'età in cui il fallo non perdona e si mostrò dotato, in maniera più rosea di ogni aspettativa. Quando, dopo la seconda eiaculazione, Ciro si sentì più tranquillo, a Ludo, che aveva sentito tutto, fu permesso di entrare. Una volta nudo e un po' osceno a vedersi, dovette pulire la moglie, stravaccata su un divano, da ogni traccia di seme maschile. Insomma, indirettamente, con la lingua dovette assaggiare lo sperma di Ciro che, impreparato a tanta libidine, osservava incredulo la scena. Lo colpì pure l’espressione estatica e trionfante di Janeth; qualcosa, nel suo subconscio, lo avvertiva che quella era una donna da temere.
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"Come dicevo, mentre la mia mente (che tende alla depravazione) mi provocava scariche di adrenalina ed emozioni irripetibili, durante le "attese"... dopo essere venuto, il piacere decade all'istante, e rimane solo il senso "puro" di ciò che sto vivendo: vergogna, frustrazione, dolore. La cosa orribile è che, dopo solo poche ore, quando ritorno eccitabile diciamo, comincio a godere di nuovo, e proprio a partire dal senso mortificante di prostrazione che mi era stato appena inflitto. Una vera trappola psichica che ti condanna a subire... all'infinito."
Col tempo, i tre amanti diventarono sempre più affiatati. Janeth, in piena tempesta ormonale, iniziò a sperimentare una forma di piacere costruttivo, ideale. Prima dei rapporti veri e propri, in passato, la libidine arrivava per contatto, dalla sollecitazione dei suoi punti erogeni; adesso si sentiva salire il sangue alle tempie, immaginando cosa far subire al marito. Il solo paragone tra i due peni, ad esempio: la "lumachina" ritrosa di Ludo e l'asta infaticabile del giovane Ciro, le esalta i sensi e le fa esplodere dentro la voglia. Ludovico, povero e maledetto, godeva e soffriva della confidenza disastrosa tra i due amanti. Non si preoccupava dei loro sentimenti, eppure, dopotutto, nemmeno lui si sentiva amato: anni di matrimonio e il piacere, da condividere, con Ciro, facevano della loro unione, una specie di rispettosa società. Il giovane, infine, sembrava la conferma vivente del vecchio adagio, che recita: Chi non l'ha fatto prima lo farà poi... Meridionale, di buona famiglia, osservante ed ex chierichetto, nel pieno del vigore si è ritrovò a indossare il ruolo di "stallone", per quella "milf", calda e piacente. Il marito, cornuto e lascivo, all'inizio lo disturbava... col tempo, tanta sottomissione, finì per solleticare la sua neonata libidine. Così, anche Ciro, conobbe la depravazione e, pian piano, si perse in essa senza troppi rimorsi.
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Come capita nelle menti complicate, Ludovico mise a punto un piano. Non avrebbe mai avuto il coraggio di rompere l'incantesimo erotico, che affascinava lui, per primo, però Ciro meritava una lezione, si sentiva troppo sicuro di sé, cominciando a spadroneggiare, sia in casa sua che con sua moglie. La sorte gli permise di trovarsi un alleato: Gino! Gino: per il web, "Sologi70", nella vita era uno navigato e andava per la sessantina; anche lui aveva una compagna più giovane (questo Ludo lo scoprì in seguito). A Ludovico sembrò un uomo pratico dei menage complicati e, cosa utilissima, abitava in un paese vicino. Nella corrispondenza con Gino, Ludovico accennò poco alla moglie, voleva conoscere bene chi avrebbe potuto portarsi in casa... ma poi, la rapidità con cui l'uomo si rendeva disponibile per ogni desiderio cominciò a diventare eccitante. Trovò il coraggio per incontrare il vecchio signore e scoprì, con piacere, che si trattava di una persona distinta, ammodo, che non si preoccupava di nascondere le sue inclinazioni. Un vero esecutore: preciso, puntuale, freddo. Nonostante fosse più un cuckold che un masochista, Ludovico accettò subito i modi spicci dell'altro, che lo dominò subito, anche dal punto di vista mentale. Nella prima sessione, senza porsi problemi, gli fece il culo, in tutti i sensi: prima con una bacchetta molto flessibile, poi con il pene, che si mantenne ben turgido, per lungo tempo. Infine, lo costrinse a bere tutto il seme, senza sprecarne una goccia. Gino riprese delle foto eloquenti dell'accaduto ma, con estrema discrezione, lo fece col cellulare di Ludo. L'unico impegno che gli chiese, e senza mezzi termini, fu di mostrare tutta la sessione a sua moglie. Ludo, intimamente, godette della scaltrezza del suo aguzzino:
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Il signor Gino era uno"sgamato", esperto della tempistica femminile, adoperava le parole giuste. Faceva nascere il desiderio con una specie di promessa: forte, decisa, quasi uno schiaffo a mano aperta... però senza colpire: lasciandoti a metà, insoddisfatta e pensosa. Anche se per Janeth; incontrare un "vecchio" non era proprio il primo dei desideri, pure sentiva che Gino aveva il preciso obiettivo di scoparla. Come osava? Aveva un marito ubbidiente e uno stallone per amante, doveva e voleva essere rispettata! Lei era una specie di Super-femmina che aveva tutto e lo sapeva gestire, eppure, quel maledetto la rendeva curiosa. Alla fine la rete di Gino si chiuse e Janeth accettò di incontrarlo, insieme al marito, naturalmente, e solo per guardarli "fare". L'uomo era riuscito nel suo intento e Janeth, pur non sentendo obblighi particolari nei riguardi di Ciro, non gli disse nulla, anzi, gli tenne segreto quell'appuntamento. S'incontrarono di domenica, un pomeriggio. Gino che sapeva trattare con disinvoltura anche le azioni più libidinose. Così, mentre organizzava un complesso "menage a trois", con altrettanto infantile entusiasmo, li aveva avvertiti che, se ci riusciva, avrebbe riservato loro una sorpresa. Era quel suo tono quasi canzonatorio a irritare Janeth: lei voleva trasmettergli la sua sicurezza e lui sembrava sorriderne sornione, senza mostrare alcuna preoccupazione, come se sapesse bene dove sarebbe arrivata! Li mise a proprio agio, poi ordinò a Ludo di fare come al solito, di restare solo con la camicia e per il resto nudo. Poi, semplicemente, invitò Janeth a spèogliarsi e a restare in intimo. Lei si finse sorpresa ma poi sfoggiò con estremo piacere le sue strazianti lingerie e le calze a rete carnicino. Janeth si esibì in tutta la sua bellezza per poi raggiungere il divano, procedendo sicura, sui tacchi alti; sedette in bella posa ma con le gambe accavallate, serrate; decisa a tenere ben chiusa la sua vulva, per quella sera. Il marito non venne maltrattato particolarmente: tenendolo a lungo in ginocchio, il vecchio bisex, gli affidò il pene; Ludo succhiava avidamente, e lo rese subito turgido. Poco dopo "la sorpresa" arrivò davvero… alla guida di una Panda grigia. Gino si richiuse la patta in fretta e fece indossare le mutande a Ludo, che si accomodò sul divano, con Janeth. I due, imbarazzati, si misero sulla difensiva, pronti a lasciare quella casa estranea. Gino andò ad aprire e lo sentirono parlottare a bassa voce con qualcuno. Rientrò da solo, sorridente:
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All'insaputa dell’amante ufficiale di Janeth, gli incontri si ripeterono tre volte nei mesi successivi. Mentre Ciro veniva tenuto all'oscuro del tradimento inverso cui era sottoposto, la sua amante, insieme al marito, si dava a un "vecchio farabutto". Janeth si godette quel periodo; il suo carattere malizioso gioiva pure dell'intrigo; le piaceva intrecciare rapporti segreti, anche se Ludovico finiva sempre per essere messo al corrente della verità. Così, oltre a incontrare Gino e sua moglie, fini per farsi scopare anche da Gino, singolarmente, anzi decise di donargli anche il di dietro. Il tutto avvenne all'insaputa di Ludo e della signora. I due fedifraghi andarono a prendere delle pizze ma, poco dopo, inventarono un tipico blocco del traffico del sabato sera. Invece erano fermi, a pochi passi da casa, abbarbicati nella famosa Panda e incastrati sul seggiolino di dietro. Poi il gioco finì, come succede in questi casi e, lentamente tutto ritornò come prima. Una sera d'inverno Ciro si recò a casa loro... erano mesi che non si incontravano. Lui non era un play boy, e, anche se la fortuna lo aveva inserito nelle grazie di Janeth, quando lei non gliela dava per lui risultava difficile avere dei rapporti decenti; non era nemmeno fidanzato, nell'ultimo anno non ne aveva sentito l'esigenza. Invece di iniziare a fare sesso però, Janeth, nonostante fosse sdraiata sul letto con lui, iniziò una falsamente sofferta descrizione di quello che c'era stato con la "famiglia" del sig. Gino. Confessò gli amplessi, le copule e gli intrighi, che vennero riferiti in tutta la loro sconcezza: unico responsabile? Il povero Ludo che, intanto, ascoltava impotente dal sediolino della toilette. Ciro era meridionale e focoso, e non apprezzò subito la vena erotica sottesa nella parole della sua "femmina". "L'eiaculazione è il momento tragico, più atteso e più temuto" racconta Ludo di quella serata, "e quei due sapevano come adoperarla contro il mio piacere e la mia dignità. Che potevo fare? Se non aspettare quelle fatidiche ore che mi avrebbero ridato un'eccitazione tale da apprezzare la tortura che, Ciro, d'accordo con mia moglie, mi stavano imponendo." Pretesero che Ludo si mettesse in piedi e, mentre ridacchiavano, si facesse la sega fino a venire, col pisello moscio e senza goderne. Appena scarico il seme in un bicchiere, fu condannato a mettersi, di pancia, sul suo sedile. In perfetta sintonia, i due amanti si dedicarono al suo povero di dietro e gli inflissero una delle più tragiche e dolorose umiliazioni. Lei gli infilò nel culo un profilattico da donna, di quelli che usano certe puttane, poi insieme a Ciro, iniziò ad armeggiare con un vecchio gioco dello Shangai, dimenticato da anni. Era più un elemento decorativo, etnico, infatti i bastoncini erano di legno, enormi. In questo modo, l'intero fascio di asticelle risultava più grosso del pugno di un uomo. La prima dozzina di bacchette venne infilata facilmente nel buchetto lubrificato ma il fastidio, per Ludo, fu immediato, perché lui non provava alcun piacere, solo dolore e imbarazzo. I due, nudi e giocosi, non si fermarono... a metà del fascio, Ludovico si sentiva dilatato, spaccato, ma non si ribellò anche se sudava e si mordeva il labbro a sangue. Ci misero quasi un'ora a inserire tutte le asticelle, rompendo per sempre ogni sua naturale resistenza fisica e sottoponendolo a una vera tortura morale. A metà del gioco, mentre cominciava a piangere di dolore, si fermarono e lo obbligarono a bere il suo stesso sperma, dal bicchiere usato prima… Alla fine lo lasciarono scappare in bagno, dove rimase a lungo, dilatato e senza forze nelle gambe. Una grande amarezza lo avvinse, mentre meditava sul suo stato ma poi, sentendo le grida di sua moglie sotto i colpi del cazzo di Ciro, pensò: "Sono un uomo fortunato!"
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